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mercoledì 6 gennaio 2010

Un altro giorno

Erano le 08.00 del mattino quando il campanello cominciò a suonare. Ero ancora mezzo addormentato ma il primo pensiero era che il ministero del controllo fosse già a conoscenza di tutto. Forse il mio docente Belfar era stato costretto a raccontare tutto, forse mi avevano seguito, forse…………. Guardai nel schermo del videocitofono ed era Karl. Era il mio miglior amico ma in questo momento avrei voluto rimanere da solo. Non avevo scelta, apri la porta ed aspettai che salisse.
>> Ciao Lenny, allora racconta tutto. <<, disse Karl eccitato come non mai.
Cercavo di riordinare un po’ le idee su cosa potevo dire e cosa no, dovevo mentire.
>> Be, guarda niente di che, è solo una chiave che non apre nulla, credo che in verità volesse lasciarmi solo il portachiavi.<<
Mi sentivo un verme a mentire al mio miglior amico, ma non potevo fare altrimenti, non potevo raccontargli tutto.
>> Non ci credo, disse Karl, sono sicuro che tuo nonno aveva le idee chiare a proposito, fammi vedere.<<
Andai verso la mia giacca e frugai nelle tasche, ma non mi accorsi che sotto c’era il manuale di volo della navicella, tentai di nasconderlo ma Karl riuscì a vedere la copertina.
>> Ehi, esclamò, ancora libri? E poi da quando ti interessi di navi spaziali, e poi ti ricordo che a noi non è permesso tenere dei libri del genere.<<
Per un’attimo ho avuto paura, ma poi ho risposto prontamente;
>> Sai è un libro che devo portare a mio padre, sta lavorando su alcuni progetti e il signor Belfar mi ha incaricato di portarglielo.<<

>>Però potremmo dargli un occhiata, chiese Karl, ho sempre voluto vedere un manuale del genere. Tanto nessuno se ne accorgerà.<<
>>No Karl, risposi seccamente, ho promesso al signor Belfar che non l’avrei mostrato a nessuno, e poi l’hai detto anche tu che noi non siamo autorizzati a leggere il contenuto di un qualsiasi libro su cui e stato messo il timbro rosso.<<

>>Ma io di timbri rossi non ne ho visti, disse Karl, e credo proprio che nessuno lo saprà, non da me almeno.<<
Karl mi stava sfidando. Passammo l’intera mattinata a guardare il manuale, il che per me andava anche bene, visto che avevo poco tempo per imparare il tutto. Karl era affascinato ed ho fatto molta fatica per convincerlo che era ora per fare altro. Erano le 13.00 quando Karl se ne andò e finalmente potevo studiare in pace.
Mi sembrava tutto molto semplice, si trattava solo di inserire le coordinate giuste e poi tutto era in modalità automatica.
Passai 4 giorni a studiare e prendere appunti senza uscire di casa, mancavano 2 giorni alla partenza.
Dovevo fare un po’ di pausa cosi decisi di andare in città. Mi preparai in fretta e mi avviai verso il centro. Per le strade c’era poca gente ed è per questo che mi ero accorto da due uomini vestiti allo stesso modo ma che camminavano sui marciapiedi opposti. Al’inizio pensavo fosse una coincidenza ma poi ne ero quasi certo che seguivano me. Cercai di fare altre strade, camminare veloce, fermarmi….., ma erano sempre molto vicini a me. Entrai nella prima libreria cercando subito l’uscita secondaria. Corsi verso la porta, fuori nel vicolo non c’èra nessuno, svoltai verso quello che mi sembrava un magazzino cercando un posto dove nascondermi. Il magazzino aveva una rampa di carico e mi infilai sotto da dove avevo una buona visuale sulla porta della libreria. Tremavo dalla paura quando vidi i due uomini che sbucavano fuori in fretta guardandosi intorno. Uno di loro stava parlando con la trasmittente e le parole che ho sentito mi avevano messo ancora più paura; no lo abbiamo perso, è furbo il ragazzino, ora andiamo verso il centro voi intanto controllate casa sua.
“Devo tornare a casa e prendere il manuale e gli appunti”, questo era il mio pensiero mentre correvo come non mai.
Entrai in casa, guardandomi bene intorno, presi solo gli appunti ed il manuale e corsi di nuovo fuori, questa volta dalla porta d’emergenza che si trovava sul retro. Ora dovevo raggiungere la casa dove era nascosta l’astronave e avvisare gli amici di mio nonno che forse siamo tutti in pericolo. Sperando che non fosse già troppo tardi.

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